Oggi, ogni notizia può essere una “fake news”, e spesso involontariamente sono gli stessi amministratori che, per superficialità o ignoranza, concorrono a metterle in giro. Ed una volta che una “fake news” è in giro il suo potere diviene dirompente soprattutto presso le persone non completamente informate o che ignorano la complessità di un argomento. Ovvero buona parte degli elettori, non fosse altro perché è umanamente impossibile tenersi informati su tutto: ed allora ci si fida!

I consigli che seguono sono tratti dall’articolo:

Consigli per combattere le ‘fake news’ da chi fa questo per lavoro

di Marco Nurra @marconurra marco@valigiablu.it

Licenza cc-by-nc-nd valigiablu.it

Le notizie false sono una delle ossessioni della stampa mondiale da quasi un anno, eppure le bufale online non sono nulla di nuovo, anzi potremmo dire che esistono da quando esiste Internet.

Negli anni novanta le ‘fake news’ ci giungevano via email in formato testuale: leggevamo storie improbabili di bambini scomparsi, medicine miracolose, alieni, donne dell’est in cerca di marito (a cui di solito bisognava fare un cospicuo versamento per comprare il biglietto aereo) o misteriosi principi nigeriani che ci chiedevano in prestito un milione di lire per sbloccare un’eredità miliardaria.

Sebbene alcune di queste truffe siano rimaste dei classici sempreverdi (andando a controllare la cartella di spam può darsi che ne troviate alcune molto simili), con l’arrivo della banda larga e la conseguente diffusione di contenuti multimediali (foto e video), hanno iniziato a diventare comuni le bufale sensazionalistiche, costruite attorno a fotomontaggi, foto sfocate e video ingannevoli (per esempio: “Donna partorisce gatto” o “Aereo sorvola Area 51”).

Più tardi, con l’arrivo dei social media, è diventato semplicemente più facile diffondere questo tipo di informazioni.

Prima di Internet un appassionato di ufologia e complotti era costretto ad abbonarsi in edicola a una delle tante collane di videocassette su questa tipologia di ‘fake news’, o peggio ancora aspettare la puntata settimanale di Voyager in onda sulla tv pubblica.

Oggi con Internet chiunque ha a disposizione certi contenuti on demand, gratis e con la possibilità di condividerli con gli amici.

A causare l’allarmismo ingiustificato degli ultimi mesi è però una tipologia precisa di notizie false: quelle politiche.

Sebbene già nel 2008 la disinformazione online avesse invaso la sfera politica, negli ultimi anni abbiamo assistito a un’esplosione di questi contenuti, dovuta al loro potenziale economico.

Le elezioni americane del 2016 sono state un’occasione d’oro per molti fabbricanti di bufale virali, che grazie alla pubblicità online hanno guadagnato ingenti quantità di denaro.

Come spiega il fondatore di Snopes, il sito nato nel 1994 con l’obiettivo di sbugiardare le bufale virali, le ‘fake news’ politiche sono sempre esistite, però prima erano meno diffuse.

Vent’anni fa le notizie politiche false erano create prevalentemente con fini ideologici o propagandistici.

Oggi non è più così: la maggior parte delle bufale virali nasce per ragioni economiche.

Ed è per questo che le notizie che smentisce oggi Snopes sono soprattutto di natura politica: durante una campagna elettorale è il contenuto che ha più probabilità di diventare virale, di ottenere click, di far guadagnare con gli adsense.

I social network, in particolar modo Facebook, hanno sviluppato nuovi strumenti e guide per aiutare gli utenti a verificare le informazioni che trovano sulla loro piattaforma.

Purtroppo, non esiste una soluzione definitiva al problema delle notizie false. Perfino i professionisti possono essere tratti in inganno da una notizia falsa ben costruita, ma alcune conoscenze di base e il ricorso costante al pensiero critico possono essere di enorme aiuto.

Quartz ha raccolto i consigli di professionisti che lavorano nel mondo del fact checking, ve li riproponiamo adattati al contesto italiano con qualche suggerimento da parte nostra.

Consulta i siti di fact checking.

Non sempre i lettori hanno il tempo di verificare ogni articolo che incontrano. Ecco perché esistono decine di siti di fact checking nel mondo: per rispondere a questa esigenza, sempre più frequente.

Questi siti possono aiutare a dissipare i dubbi sulla veridicità di una notizia, ma soprattutto possono aiutare il lettore a coltivare il proprio pensiero critico, insegnando quali sono i metodi utilizzati per verificare una notizia e quali i campanelli d’allarme che dovrebbero farci insospettire.

In Italia vi consigliamo il blog di Paolo Attivissimo e il lavoro di Pagella Politica.

http://www.attivissimo.net/

https://pagellapolitica.it/

Attento alle URL.

Tantissimi siti di notizie false scelgono domini che ricordano testate reali o che hanno la parvenza di media locali, per esempio il bufalaro nostrano liberogiornale.com o il sito di notizie false razziste imolaoggi.it.

Basta una url di questo tipo per ingannare quel lettore che si ferma solo al titolo della notizia e condivide senza neanche accedere al sito.

Per cui, oltre a guardare la url, ricordatevi sempre di leggere prima di condividere: è una delle tante cose che possiamo fare per migliorare l’ambiente digitale in cui viviamo.

Segui i link e arriva alla fonte.

Se la notizia cita come fonte un altro sito, segui i link fino ad arrivare all’articolo originale.

E leggi attentamente cosa dice.

Spesso la fonte originale è un sito satirico, il cui contenuto è stato distorto, decontestualizzato e spacciato come notizia.

Altre volte la fonte può essere una testata autorevole, ma la notizia è stata modificata in alcuni passaggi fondamentali per cambiarne il significato.

Quest’ultima tecnica è usata da molti siti razzisti in Italia, che riprendono spesso notizie del Corriere della Sera e aggiungono qualche dichiarazione inventata per alimentare l’odio verso i migranti.

È anche così che nascono notizie false come quella di Boldrini che avrebbe chiesto agli italiani di cedere le proprie case ai migranti.

Controlla le dichiarazioni più esagerate.

Se le informazioni dell’articolo o alcune delle dichiarazioni ti sembrano troppo “scandalose” o “sorprendenti” probabilmente non sono vere. Dovresti trattarle con sospetto.

La cosa più semplice da fare in questi casi è prendere alcune di queste frasi e copiarle su Google per vedere se la notizia è stata riportata da altre fonti. Spesso questo trucco è sufficiente per scoprire che si tratta di una bufala già smascherata.

In alcuni casi, però, anche i media mainstream abboccano alle bufale (quando non sono essi stessi a diffonderle come la bufala del bar di Pioltello dove si sarebbe festeggiato l’attentato di Manchester), per cui tieni sempre a mente che anche i media mainstream possono sbagliare.

Il fatto che una notizia sospetta sia stata pubblicata da un giornale italiano non è di per sé sufficiente per garantirne l’autenticità.

Recentemente alcune delle testate italiane più autorevoli hanno pubblicato le foto della sorella “modella” del killer di Manchester, saccheggiandole dal suo profilo Facebook: in realtà si trattava di una modella canadese (il Corriere online, La Repubblica sul cartaceo e La Stampa sul cartaceo e anche altre testate come Libero e Giornale).

Sarebbe bastato un controllo di due minuti usando Google Immagini prima di pubblicare, per capire chi fosse la persona ritratta nelle foto.

Sono stati i lettori a smascherare la notizia falsa dopo pochi minuti.

Controlla la geo-localizzazione.

I contenuti dei social network sono spesso geo-localizzati e attraverso Google Maps possiamo risalire alla posizione della persona che li ha postati. In alcuni casi questo è sufficiente per capire se l’informazione condivisa è falsa o ingannevole, soprattutto durante situazioni drammatiche come terremoti o attentati terroristici.

Controlla la data di pubblicazione.

La notizia può essere vera, ma risalente a qualche anno fa. In alcuni casi si tratta semplicemente di una notizia vecchia diffusa per errore da qualcuno dei nostri contatti. In altri casi, una notizia datata può essere usata come fonte da un sito di bufale che la ripropone a distanza di tempo decontestualizzando il contenuto e usandolo con fini propagandistici o economici.

Fai attenzione alle immagini.

La decontestualizzazione di eventi passati e il loro uso per creare una notizia falsa (in maniera volontaria o semplicemente irresponsabile) accade molto spesso con le foto e i video. Anche in questo caso, gli esempi più eclatanti ce li offrono i media italiani, che in più di un’occasione hanno pubblicato foto e video di terremoti o di attentati terroristici sbagliati. Per esempio durante l’attacco all’aeroporto di Bruxelles del 2016 diversi media hanno diffuso l’attentato a Mosca 2011 riferendolo erratamente a Bruxelles.

Verifica e correzione.

Capita a tutti di sbagliare, l’importante è imparare dai propri errori e fare di tutto perché non si ripeta e soprattutto la correzione deve avvenire nel modo più veloce e trasparente possibile.

I social sono fonti inesauribili di notizie e contenuti. Ma bisogna trattare i social come qualsiasi altra fonte, con scetticismo. Il processo di verifica è alla base del giornalismo e non può mai essere omesso.

Nel manuale per giornalisti e cittadini “Verification Handbook” (tradotto anche in italiano), ci sono una serie di casi studio e di suggerimenti pratici per la verifica di foto, video e contenuti online che tutti possiamo seguire, contribuendo così a una ecologia del sistema informativo.

 D’altra parte come ha sottolineato il Guardian in questo articolo sui ‘fake’ circolati durante l’attacco di Manchester: “This thing will stop happening when the media starts doing basic research”.

Queste cose smetteranno di accadere quando i media cominceranno a fare ricerca di base.


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